PRIVACI
Stavo parcheggiando nel cortile del ristorante.I sassi schiacciati dai copertoni scricchiolano. Ho prenotato. Ci vengo spesso. La cucina è ottima, il trattamento ed il prezzo anche. Scendo, chiudo la macchina e mi avvio ad entrare. Mi suona il telefonino. "Pronto?"" E' lei il Signor P.D.?" "Si certo, sono io". "Senta, telefono da un punto di assistenza permanente." Non capisco di cosa stia parlando", certamente il solito corso di computer o vendita di antifurto o chissà cos'altro, penso. "Lei ha un conosciente che ci ha fatto il suo nome". "D'accordo, posso sapere di cosa si tratta?" "Certo che no!" Incomincio a spazientirmi. Dalla porta del ristorante sento i soliti rumori di risate e posate. Odore di pesce e di grigliate. "Vorrei capire che cosa volete!" "Beh, c'è una richiesta per la telefonata in corso". Mi siedo sugli scalini, sconsolato. Mi chiedo se insistere o mollare. "Penso che la sua presenza sia richiesta presso il locale centro di assistenza permanente su richiesta di persona determinata". Sono sempre più confuso. "Posso saperne qualcosa di più?" "Attenda in linea..." "Se vuole saperne di più lei deve venire al suddetto local.." Lo interrompo con un grido: "Si può sapere dov'è questo maledetto locale permanente!!!!" "Resti in linea..." Lo stomaco mi si è completamente chiuso. Sarà uno scherzo? " Mi è stato comunicato che è possibile dirle l'ubicazione del loc.." Sto per mangiare il telefonino. "E' l'ospedale di J." Finalmente, almeno è qualcosa. Addio pranzo. Risalgo in macchina. Chissà che cazzo è successo e a chi. Un paio di ore e sono all'ospedale di J. Entro e vado al bancone. Cerco di spiegare il mio misero caso ad un signore mezzo addormentato. Dopo venti minuti non siamo venuti a capo di nulla. Mi spiega che c'è un'unica possibiltà: un annuncio con l'altoparlante. Mi dichiaro entusiasta dell'idea! " Il signor P D. è richiesto da qualcuno! Il signor P.D. è richiesto ... ecc. Mi sento un pò ridicolo ed imbarazzato. Suona il telefono del bancone. Breve scambio di parole. Finalmente vedo arrivare alla fine la mia odissea. "Senta, deve salire al terzo piano, eppoi, c'è una porta, bussi". Salgo al terzo piano. Un misto di felicità e terrore. La porta è chiusa, non ci sono indicazioni di nessun tipo: che reparto sarà? Batto sulla porta, sempre più forte. Un signore che potrebbe avere vent'anni o cento apre uno spiraglio. Gli spiego che sono atteso da non so chi. Mi fa entrare. Siede ad un tavolo completamente sgombro e si appoggia ai gomiti: sembra meditare. Dal taschino di un camice lì appeso sporge un righello. A stento reprimo l'istinto di usarlo come accetta sul cranio dell'ebete. Dopo un tempo indefinito decide di ammettermi alla presenza della "persona facente richiesta". Sospiro di sollievo! Entro in una stanzetta. Seduto sotto alla finestra c'è un mio vecchio compagno di scuola, con un elegante pigiama a strisce verdi e rosse. Alza gli occhi dal giornale, lo ripiega con cura e mi sorride. Ripenso al righello. Mi sembra di tremare dalla testa ai piedi. Balbetto qualcosa. Lui mi rassicura: "Va tutto bene, ma mi sono ricordato che tu abitavi nei paraggi... sai oggi è domenica, ci si annoia..." Mi lascio cadere sulla sedia e mi prendo la testa fra le mani. Lui fraintende, "stai tranquillo, è solo per accertamenti, sai l'assicurazione..." Con la coda dell'occhio vedo una stampella appoggiata in un angolo. Mentre scendo le scale sento l'altoparlante:"il signor P.D. è richiesto da qualcuno..." Partito, dopo poco, trovo una trattoria. Entro ed umilmente chiedo se si può mangiare. Mi dicono di sì. Mi faccio portare una bottiglia di Tocai del Collio. Quando arriva il primo è bella e finita. Ne chiedo un'altra.
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